domenica 26 marzo 2017

Un cucciolo viziato





Principe è l'orgoglio di mamma e papà
ha il pelo lucido come taffetà,
un buffo musetto largo e schiacciato,
zampe cortine e corpo tarchiato.

Appartiene alla razza del bull-dog inglese
e ha i nobili modi di un giovane marchese
o almeno questo pensano la mamma e il papà
che vedono per lui un futuro da maestà.

Lo coccolano e lo vezzeggiano sempre e comunque,
mai un “no”, un “basta”, o un limite qualunque,
si guardano bene dal contrariarlo:
è tanto sensibile! Non vogliono turbarlo!

Se vuole un giocattolo e si mette ad abbaiare,
glielo comprano subito, perciò non sa aspettare.
Ai pasti è lui che sceglie quando, cosa e se mangiare,
si è quindi ormai convinto che è lui a comandare.

Che cucciolo felice, contento e coccolato!
Principe è cresciuto col cuore rallegrato
dall'idea e dall'esperienza che fa continuamente
che tutto gli è dovuto e che gli altri valgon niente.

È quindi con dolore, rabbia e indignazione
che torna a casa il giorno della sua prima lezione:
insieme alla maestra e ai cuccioli della scuola
è stato un gran disastro... povera bestiola!

Nessuno l'ascoltava e si faceva comandare,
la maestra addirittura gli diceva cosa fare!

Pretendeva che lui stesse seduto a disegnare,
o che stesse in silenzio i racconti ad ascoltare,
e per potersi alzare (chi l'avrebbe mai detto?!)
doveva chieder “posso?”, aspettando poi il verdetto.

Nelle gare con i cuccioli, veloci come il vento,
lui restava sempre indietro... che affronto! Che tormento!
E se voleva un gioco era inutile ringhiare:
doveva condividerlo o il suo turno rispettare.

Tra lacrime e singhiozzi raccontò a mamma e papà
che brutta giornata, piena di ostacoli e avversità,
aveva vissuto con i compagni e la maestra,
e pianse di sconforto, di rabbia ed amarezza.

Ed essi capirono che ad averlo viziato,
ad averlo accontentato, protetto e mai frenato,
lo avevano reso insicuro e prepotente
e incapace di stare sereno tra la gente.



Ogni genitore vorrebbe la gioia e felicità dei propri figli, ed è certo più facile ed agevole accontentarli piuttosto che porre delle limitazioni. Ma sono le regole, i no, le piccole frustrazioni di tutti i giorni che aiutano i bambini a crescere e a rafforzarsi.

Si possono immaginare le regole come degli argini che delimitano un sentiero, oltre il quale è bene non andare e che offre una direzione. Tracciando questo sentiero, si permette i bambini di potersi muovere in sicurezza e tranquillità, sentendosi protetti, seguiti, visti e amati.

Offrire ai propri figli amorevole fermezza, regole alla loro portata e frustrazioni adeguate alla loro età è un dono prezioso; di certo sul momento protesteranno, ma sperimentando la regolazione genitoriale in un contesto amorevole e accogliente come la famiglia, i bambini impareranno gradualmente ad auto-regolarsi e a gestirsi efficacemente anche all'esterno, percependosi forti e capaci.





lunedì 16 gennaio 2017

Filastrocca dedicata alle mamme apprensive


Peppino sorride tutto eccitato
guardando la bici che gli hanno comprato:
"è proprio bella! Di un rosso smagliante!
Ci faccio un bel giro, ora, all'istante!!!"
Appena comincia a correre lesto
facendo lo slalom tra quello e tra questo
sente il papà che urla contento:
"corri Peppino! Più veloce del vento!"
Un attimo dopo arriva la mamma
che nota di bimbi la grande marmaglia
e caccia anche lei un urlo stridente:
"attento Peppino! Vai addosso alla gente!!"

Decidono allora di andarsene al mare
che un bel bagno fresco è ora di fare
e anche se il mare è mosso e agitato
il babbo si tuffa tranquillo e beato.
Peppino lo segue senza timore:
adora le onde, è un gran nuotatore!
Ha anche i braccioli per stare su a galla
e gioca col babbo a lanciarsi la palla.
Quand'ecco che arriva la mamma correndo
e urla a gran voce: "Peppino sta' attento!!!
Le onde son alte, il mare è agitato
mi fa una paura da togliermi il fiato!"

La sera poi escono e vanno ai giardini
che sono affollati da grandi e piccini.
Ci son tanti giochi su cui arrampicarsi:
la barca, il castello, la parete coi sassi.
Ma Peppino oramai non sa cosa fare:
vorrebbe giocare, ma se poi si fa male?
Così resta fermo guardandosi intorno
e sembra il bambino più triste del mondo.

Morale: è meglio un ginocchio sbucciato che un bambino timoroso e spaventato!
Impariamo a gestire le nostre paure per non trasmetterle ai figli, ricordandoci che i papà possono darci un grande aiuto e fidandoci di loro e dei nostri bambini.