Principe è l'orgoglio di mamma e papà
ha il pelo lucido come taffetà,
un buffo musetto largo e schiacciato,
zampe cortine e corpo tarchiato.
Appartiene alla razza del bull-dog
inglese
e ha i nobili modi di un giovane
marchese
o almeno questo pensano la mamma e il
papà
che vedono per lui un futuro da maestà.
Lo coccolano e lo vezzeggiano sempre e
comunque,
mai un “no”, un “basta”, o un
limite qualunque,
si guardano bene dal contrariarlo:
è tanto sensibile! Non vogliono
turbarlo!
Se vuole un giocattolo e si mette ad
abbaiare,
glielo comprano subito, perciò non sa
aspettare.
Ai pasti è lui che sceglie quando,
cosa e se mangiare,
si è quindi ormai convinto che è lui
a comandare.
Che cucciolo felice, contento e
coccolato!
Principe è cresciuto col cuore
rallegrato
dall'idea e dall'esperienza che fa
continuamente
che tutto gli è dovuto e che gli altri
valgon niente.
È quindi con dolore, rabbia e
indignazione
che torna a casa il giorno della sua
prima lezione:
insieme alla maestra e ai cuccioli
della scuola
è stato un gran disastro... povera
bestiola!
Nessuno l'ascoltava e si faceva
comandare,
la maestra addirittura gli diceva cosa
fare!
Pretendeva che lui stesse seduto a
disegnare,
o che stesse in silenzio i racconti ad
ascoltare,
e per potersi alzare (chi l'avrebbe mai
detto?!)
doveva chieder “posso?”, aspettando
poi il verdetto.
Nelle gare con i cuccioli, veloci come
il vento,
lui restava sempre indietro... che
affronto! Che tormento!
E se voleva un gioco era inutile
ringhiare:
doveva condividerlo o il suo turno
rispettare.
Tra lacrime e singhiozzi raccontò a
mamma e papà
che brutta giornata, piena di ostacoli
e avversità,aveva vissuto con i compagni e la maestra,
e pianse di sconforto, di rabbia ed amarezza.
Ed essi capirono che ad averlo viziato,
ad averlo accontentato, protetto e mai
frenato,
lo avevano reso insicuro e prepotente
e incapace di stare sereno tra la
gente.
Ogni genitore vorrebbe la gioia e
felicità dei propri figli, ed è certo più facile ed agevole
accontentarli piuttosto che porre delle limitazioni. Ma sono le
regole, i no, le piccole frustrazioni di tutti i giorni che aiutano i
bambini a crescere e a rafforzarsi.
Si possono immaginare le
regole come degli argini che delimitano un sentiero, oltre il quale è
bene non andare e che offre una direzione. Tracciando questo
sentiero, si permette i bambini di potersi muovere in sicurezza e
tranquillità, sentendosi protetti, seguiti, visti e amati.
Offrire ai propri figli
amorevole fermezza, regole alla loro portata e frustrazioni adeguate
alla loro età è un dono prezioso; di certo sul momento
protesteranno, ma sperimentando la regolazione genitoriale in un
contesto amorevole e accogliente come la famiglia, i bambini
impareranno gradualmente ad auto-regolarsi e a gestirsi
efficacemente anche all'esterno, percependosi forti e capaci.